I sindacati: perché tenere sempre
aperto con il calo dei consumi?
Per ora non si parla esplicitamente di sciopero, ma ci sarà una tornata di assemblee sindacali per discutere su come affrontare la dilatazione degli orari del commercio. Per il lavoro domenicale ci sono infinite modalità: i «vecchi» con contratto stabile e magari un integrativo aziendale vengono retribuiti con il 60% in più; i nuovi hanno nel loro orario la domenica e lavorano senza maggiorazione, ma con riposo compensativo. Poi c’è l’infinito mondo della precarietà: contratti week end per il solo fine settimana o per la sola domenica.
In questo quadro la cosa certa è lo sconcerto dei lavoratori della grande distribuzione - circa 15 mila - che al 65-70% sono donne e all’80% con part-time imposto dalle imprese. Dice Elisabetta Mesturino della Cgil: «Non è vero che aumenterà l’occupazione: crescerà solo lo sfruttamento. E la vita dei lavoratori verrà sconvolta».
E Bruno Cordiano della Cisl aggiunge: «Già è un problema nella grande distribuzione, ma che cosa accadrà nei piccoli negozi? Chi vigilerà sull’applicazione del contratto? Propongo che lo facciano gli enti bilaterali di Ascom e Confesercenti».
E Gianantonio Pezzetta della Uil spiega: «Nella grande distribuzione ci sono vincoli, nei piccoli negozi c’è il contratto che difende i lavoratori, ma è chiaro che le imprese tenderanno a ricontrattare tutto. La cosa certa è che questa liberalizzazione è demenziale e rischia di far chiudere molti negozi».
Il nodo rimane quello della quantità di domeniche di apertura. I sindacati sono per ripartire dall’accordo fatto a dicembre che prevedeva 23 domeniche lavorate escluse le almeno quattro del mese di dicembre. In sostanza più delle metà delle 52 complessive. La filosofia è: «Come è possibile che con un calo fortissimo dei consumi sia necessario rimanere aperti sempre?».
I più furiosi sono i titolari di negozi nei centri commerciali. Domani mattina ci sarà una grande assemblea alla Confesercenti. Dice il segretario Tonino Carta: «E’ assurdo che la cosiddetta liberalizzazione limiti la libertà di questi esercenti: chi ha il negozio, per fare un esempio, in via Nizza può scegliere se aprire o no, chi nelle gallerie deve aprire».
E Valter Martini racconta la sua esperienza di proprietario di quattro negozi in centri commerciali di Torino, Leinì, Chivasso e Moncalieri costretto a aprire anche la domenica pena una multa di 5-800 euro. Dice: «Facciamo lavori di calzoleria, stampa di maglietta, riproduzione chiavi. Non posso prendere un ragazzo per la sola domenica perché occorre una professionalità specifica». E’ esasperato: «Questa decisione delle gallerie di tenere aperto sempre ci riduce a passare dall’essere degli imprenditori liberi a essere schiavi degli schiavi».
FONTE :http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/438600/
aperto con il calo dei consumi?
In questo quadro la cosa certa è lo sconcerto dei lavoratori della grande distribuzione - circa 15 mila - che al 65-70% sono donne e all’80% con part-time imposto dalle imprese. Dice Elisabetta Mesturino della Cgil: «Non è vero che aumenterà l’occupazione: crescerà solo lo sfruttamento. E la vita dei lavoratori verrà sconvolta».
E Bruno Cordiano della Cisl aggiunge: «Già è un problema nella grande distribuzione, ma che cosa accadrà nei piccoli negozi? Chi vigilerà sull’applicazione del contratto? Propongo che lo facciano gli enti bilaterali di Ascom e Confesercenti».
E Gianantonio Pezzetta della Uil spiega: «Nella grande distribuzione ci sono vincoli, nei piccoli negozi c’è il contratto che difende i lavoratori, ma è chiaro che le imprese tenderanno a ricontrattare tutto. La cosa certa è che questa liberalizzazione è demenziale e rischia di far chiudere molti negozi».
Il nodo rimane quello della quantità di domeniche di apertura. I sindacati sono per ripartire dall’accordo fatto a dicembre che prevedeva 23 domeniche lavorate escluse le almeno quattro del mese di dicembre. In sostanza più delle metà delle 52 complessive. La filosofia è: «Come è possibile che con un calo fortissimo dei consumi sia necessario rimanere aperti sempre?».
I più furiosi sono i titolari di negozi nei centri commerciali. Domani mattina ci sarà una grande assemblea alla Confesercenti. Dice il segretario Tonino Carta: «E’ assurdo che la cosiddetta liberalizzazione limiti la libertà di questi esercenti: chi ha il negozio, per fare un esempio, in via Nizza può scegliere se aprire o no, chi nelle gallerie deve aprire».
E Valter Martini racconta la sua esperienza di proprietario di quattro negozi in centri commerciali di Torino, Leinì, Chivasso e Moncalieri costretto a aprire anche la domenica pena una multa di 5-800 euro. Dice: «Facciamo lavori di calzoleria, stampa di maglietta, riproduzione chiavi. Non posso prendere un ragazzo per la sola domenica perché occorre una professionalità specifica». E’ esasperato: «Questa decisione delle gallerie di tenere aperto sempre ci riduce a passare dall’essere degli imprenditori liberi a essere schiavi degli schiavi».
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