lunedì 21 marzo 2011

DELEGATI CISL E UIL CONTRO L'ACCORDO SEPARATO PER IL CONTRATTO DEL TERZIARIO

VI SEGNALIAMO QUESTA IMPORTANTE INZIATIVA DI DELEGATI DELLA UILTUCS IN DISSENSO CON LACCORDO SEPARATO PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO DEL TERZIARIO DIFFONDETELO E FATELO CONOSCERE AGLI ISCRITTI DI CISL E UIL

sotto e in allegato, il comunicato dei/lle delegati/e della Uilt...ucs Lombardia. con la speranza della massima diffusione.. belle cose Giuseppe Pugliese Milano, 14/03/2011 Comunicato dei/lle delegati/e sindacali Uil.Tu.C.S. Lombardia sulla firma dell'ipotesi di accordo del C.C.N.L. Terziario da parte della Uil.Tu.C.S. Nazionale. A seguito dell'ennesima firma separata posta sull'ipotesi di accordo per il rinnovo del C.C.N.L. Terziario il 26/02/2011, i/le sottoscritti/e delegati/e sindacali della Uil.Tu.C.S. Lombardia esprimono con forza il loro dissenso e la loro contrarietà a tale ipotesi di contratto. Pur apprezzando lo sforzo della Uil.Tu.C.S. Lombardia, noi delegati/e non lo riteniamo sufficiente, e per questo ci opponiamo, contestiamo e critichiamo in maniera più decisa diversi elementi del succitato accordo, ritenendolo inaccettabile e considerandolo una lesione ai diritti e alle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici, al diritto alla salute e al diritto di sciopero. Deroghe peggiorative al C.C.N.L. per accordi di 2° livello: viene concessa la possibilità di raggiungere intese derogatorie del C.C.N.L. nelle contrattazioni di secondo livello. Tali deroghe non saranno presumibilmente positive per i lavoratori e le lavoratrici (ad esempio per la salvaguardia della salute e della sicurezza o per accrescere, migliorare tutele e diritti), ma dovranno essere finalizzate al miglioramento dei livelli di produttività, competitività ed efficienza delle imprese, concedendo così un ampio raggio di azione alle aziende e innescando una spirale al ribasso delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. All'introduzione della logica delle deroghe al contratto nazionale si affianca la riformulazione dei criteri guida per l'esercizio del confronto di secondo livello, le cui competenze e agibilità risultano troppo legate alle situazioni di crisi e non appaiono certo delineate con chiarezza e determinazione cogente per le imprese e per le associazioni dei datori di lavoro. Queste novità e queste modifiche rendono di fatto vana (e non rilanciata come si sostiene!) la contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale. Incremento economico contrattuale: 86 euro lordi in 6 tranche in 3 anni. Questo è l'aumento che deriva dal criterio di calcolo IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato). E' un indice che non considera l'incidenza dei costi energetici e che non garantisce il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni. Al risicato incremento di salario viene poi agganciato, per la fine del 2013, un altrettanto risicato "Elemento economico di garanzia" per le aziende prive di accordi di secondo livello: una vera e propria disincentivazione alla contrattazione. Bilateralità e welfare contrattuale: in questo rinnovo la bilateralità è l'unico istituto che rimane immutato, anzi è rafforzato, con maggiori responsabilità e compiti che andranno a sostituire alcuni di quelli di competenza dell'ufficio provinciale del lavoro, come l'arbitrato, le transazioni e la certificazione di accordi etc. Ma a questo punto nascono spontanee alcune domande: a che cosa serve concretamente la bilateralità? Che effetti ha nel lavoro quotidiano di ognuno/a di noi? E nel medio periodo? In quanti conoscono e sfruttano le occasioni date da questo ente pur pagando mensilmente la propria quota? Invece per quanto riguarda il Fondo Est, la novità del contributo a carico del/la lavoratore/rice appare come una vera e propria presa in giro. Ci chiediamo quante volte dobbiamo pagare l'assistenza sanitaria, visto che già lo facciamo con le tasse ritenute alla fonte? In più, a fronte di un aumento contrattuale irrisorio, 86 euro lordi in 6 tranche in 3 anni, vengono ancora a pescare nelle nostre tasche per supplire a un'assistenza sanitaria che dovrebbe essere garantita. Collegato lavoro: su questo tema noi delegati/e ci chiediamo se fosse proprio necessario inserirlo, visti i dubbi di costituzionalità sui quali la Corte deve ancora esprimersi. Le norme del Collegato Lavoro su Certificazione dei contratti e sull'Arbitrato, che vengono inserite nel C.C.N.L., sono unicamente forme di ricatto e di rinuncia dei lavoratori e delle lavoratrici ai diritti di legge e contrattuali. 1) Viene introdotta la possibilità di spostare le vertenze di lavoro dall’autorità giudiziaria a collegi arbitrali, privatizzando in questo modo la funzione dei giudici del lavoro; 2) viene introdotta la possibilità di certificare la regolarità dei contratti di lavoro e quindi la volontà del/la lavoratore/rice. In questo modo il ricatto, che prima era implicito nel rapporto tra datore di lavoro e lavoratrice/lavoratore, oggi viene addirittura a essere certificato. In pratica, nell’ambito dei contratti di lavoro, possono essere pattuite clausole compromissorie per la devoluzione in via preventiva al Collegio arbitrale delle possibili controversie derivanti dal rapporto di lavoro. Cioè il lavoratore o la lavoratrice che deve sottoscrivere un contratto di lavoro, dovrà scegliere se firmare una clausola per la quale rinuncia in futuro a ricorrere al magistrato del lavoro, oppure rinunciare al posto che gli viene offerto. Se firma la clausola, potrà rivolgersi a una commissione bilaterale, composta in parti uguali da funzionari dell’impresa e sindacati firmatari di questo accordo, che deciderà secondo equità. Neo assunti/e: la maturazione differita della maggior parte dei permessi retribuiti (dopo 2 anni al 50% e dopo 4 anni al 100%) trasforma questi diritti in miraggi, date le caratteristiche di durata temporale dei contratti. Inoltre tale articolo non specifica e non dà istruzioni in caso di contratti intermittenti, o di cambio di aziende appartenenti alla stessa categoria. L'allungamento del periodo di prova, portato a 60 giorni, è quantomeno ridicolo poiché non ci pare sufficiente nemmeno a ipotizzare un'alternativa all'utilizzo di contratti a termine ad hoc. Lavoro domenicale: ennesimo progressivo peggioramento sul tema "domenica lavorativa", con l'aumento del numero di domeniche dove "le aziende hanno la facoltà di organizzare i lavoratori e le lavoratrici a tempo pieno" (le domeniche della legge Bersani più il 30% delle ulteriori aperture previste a livello territoriale). Pur essendo contrari all'introduzione dell'obbligatorietà nello scorso contratto, riconosciamo che almeno portò la maggiorazione festiva del 30% per tutti, ma questa volta qual'è la merce di scambio? La risposta dell'equa distribuzione dei carichi di lavoro e delle presenze non ci convince per niente, perché conosciamo bene la realtà e le condizioni lavorative. Nella maggior parte dei luoghi di lavoro non ci sono accordi sull'organizzazione del lavoro, ne tantomeno controlli, e le aziende gestiscono tutto in maniera unilaterale. Si applicano flessibilità ed elasticità all'orario di lavoro senza minimamente tener conto di un equa distribuzione oraria settimanale. La programmazione oraria è resa nota settimana per settimana, ma per esigenze aziendali anche giorno per giorno, con cambi turno e spostamenti orari. Si concentrano le ore lavorative nei giorni di più alta affluenza, spesso ricorrendo a orari "spezzati" che vanno oltre le 12 ore. Laddove esiste un accordo sull'organizzazione del lavoro, la sua gestione e il suo controllo da parte sindacale, risulta ostacolato dall'atteggiamento aziendale. Trattamento economico di malattia: il trattamento economico del periodo di carenza, cioè i primi 3 giorni di malattia, che è a totale carico delle Aziende, subisce una drastica e peggiorativa rimodulazione. Il 100% della retribuzione viene riconosciuto solo per 2 eventi all'anno, il 3° e il 4° evento vengono retribuiti con il 50% della paga, dal 5° episodio di malattia non saranno più retribuiti. Questa penalizzazione non si applica alle malattie con prognosi iniziale di almeno 12 giorni, ai ricoveri in genere nonché ad altre gravi patologie. Il tutto, scrivono Cisl e Uil, per “prevenire situazioni di abuso”. In pratica si toglie, in modo indiscriminato, il diritto alla salute della maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici, pur di colpire una minoranza di soggetti i cui eventuali abusi sono consentiti dall'assenza ingiustificata degli organi istituzionali preposti ai controlli! Con l'ipotesi dell'esonero dal versamento all'INPS si scardina il meccanismo solidaristico. Ricordiamo alla Fisascat-Cisl e alla Uil.Tu.C.S.-Uil che la loro funzione è quella di rappresentare gli interessi della forza lavoro, in modo positivo e concreto, seguendo la scia del progresso e dell'estensione dei diritti e delle tutele. Siamo assolutamente contrari a organizzazioni sindacali che di fatto non resistono agli attacchi pretestuosi della controparte in nome di un concetto malsano di responsabilità, che potremmo definire subalternità. Inoltre la rappresentatività di queste due organizzazioni è minoritaria, non solo nella categoria, e non possono arrogarsi il diritto di scegliere per tutti/e. Richiediamo il ritiro immediato della firma dall'ipotesi di accordo del CCNL e la riapertura del tavolo trattante. In alternativa, esigiamo la consultazione referendaria, composta da una domanda semplice e chiara, e che tenga conto dei lavoratori e delle lavoratrici realmente raggiunti, evitando di percorrere l'antipatica pratica del silenzio (lavoratori e lavoratrici che non hanno la possibilità di votare e di esprimersi!!) valutato come assenso. Per il futuro, ci auspichiamo che le due organizzazioni sopraccitate cessino questa plateale disponibilità (in cambio di...si capisce bene quale privilegio!?!) nei confronti di una controparte sempre più arrogante, ed evitino di firmare ipotesi indecenti, ma soprattutto non prendano decisioni palesemente contrarie allo sviluppo e alla crescita dei diritti e delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori. Un'organizzazione sindacale che non si occupa di tutelare i lavoratori e le lavoratrici e che non cerca di riequilibrare gli sproporzionati rapporti di forza, ma anzi si propone come addetto alla certificazione del ricatto lavorativo, non è più degna di essere chiamata sindacato, bensì agenzia di servizio! D'Agostino Maria, Lo Bianco Anna, Luppino Luigi e Uggeri Carolina (R.S.U. Auchan Cinisello Balsamo), Scardi Francesco (R.S.A. Auchan Cesano Boscone), Pugliese Giuseppe (R.S.U. Auchan Nerviano), Fregoni Massimiliano e Wodziak Kasia (R.S.U. Iper Rozzano), D'Errico Pietro, Pani Nadia e Ruggeri Luisa (R.S.A. Auchan Monza). Per contatti: Pugliese Giuseppe cell. 3472432948 e-mail: puglimagiu@gmail.com

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