domenica 3 maggio 2009

ANCORA...


Lidl è recidiva: spia i dipendenti

E’ nella spazzatura, a Bochum in Germania, che sono stati trovate centinaia di schede in cui la catena di discount Lidl aveva raccolto dati sulla salute dei suoi dipendenti assenti dal lavoro, annotandovi anche diagnosi e terapie. Lo ha rivelato il settimanale tedesco Der Spiegel. Azioni illecite, perché in Germania i datori di lavoro non dovrebbero essere in possesso di questi dati. Quelli rinvenuti invece, che interessano lo stato di salute di circa 500 dipendenti, riportano notizie sul loro stato di salute dal maggio 2008 al gennaio di quest’anno. Non solo, ma, come emerge da alcune testimonianze, questi potrebbero essere stati ottenuti dietro pressioni sui dipendenti. Come si spiegerebbero altrimenti annotazioni a mano del tipo: “Vuole rimanere incinta. L’inseminaizone artificiale non funziona”, “problemi psicologici”, “trattamento in una clinica neurologica” ecc.? Secondo i sindacati di Lidl questa schedatura contro la privacy probabilmente è avvenuta in modo sistematico per tutti i dipendenti, tedeschi, almeno (Loidl è presente in 24 paesi, tra cui l’Italia). La notizia è costata il licenziamento in tronco del responsabile del personale della catena Frank Michael Mros. In questo Lidl, che dovrebbe pagare 1,5 mio di euro di multa, è recidiva perché anche nel marzo dello scorso anno (l’ha riportato anche il nostro sito) si scoprì che spiava i suoi dipendenti tedeschi attraverso minitelecamere piazzate nei bagni e utilizzate per raccogliere informazioni di tipo personale e finanziario.
In realtà, stando almeno al quotidiano francese Le Figaro, sembra che in Germania lo spionaggio interno alle imprese sia diventato di moda. Basti pensare che si è dimesso il presidente delle ferrovie tedesche, Hartmut Mehdorn, dopo la scoperta che nel 2002-2003 che, con la scusa della lotta alla corruzione, erano stati spiati 173.000 dipendenti, che lo scorso maggio Deutsche Telekom (in cui il maggior azionista è il governo) fu accusata di aver spiato le conversazioni telefoniche dei suoi vertici con i giornalisti, per scoprire chi passasse alla stampa economica notizie di natura finanziaria e che un’indagine interna ad Airbus Germania ha rivelato nel marzo scorso erano stati spiati i conti bancari di 20.000 dipendenti, incrociandoli con quelli dei fornitori.




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