giovedì 30 ottobre 2008

VERSO LO SCIOPERO DEL 15


"No alle aperture domenicali

A rischio i piccoli negozi"


Protesta della Cgil contro l'accordo di Cisl e Uil

I sindacalisti:

"Costi troppo alti e nessun beneficio"


«Di domenica si staccano pochi scontrini rispetto al sabato e al venerdì, dunque rendere obbligatorie le aperture domenicali dei negozi non solo è ingiusto per gli operatori del settore, ma non servirà neppure a risollevare le sorti dei consumi. Anzi, avrà l’effetto opposto di uccidere il piccolo commercio e i negozi slegati dalla grande distribuzione».

Anche questa considerazione alla base del presidio della Filcams Cgil che con il suo Camper nei prossimi giorni farà tappa in tutte le maggiori piazze della Lombardia per portare avanti la battaglia per il rinnovo del contratto dei lavoratori del commercio e cercare su questo la solidarietà di tutti i cittadini, «perché non è solo una questione sindacale di categoria – ha spiegato il segretario regionale Renato Losio – ma incide sullo sviluppo sociale ed economico dell’intera collettività».

A spiegarlo ai passanti c’erano decine di rappresentanti dei lavoratori nelle Rsu anche di grosse catene di distribuzione come Esselunga, Coop, Standa e Carrefour, armati di bandiere, fischietti, magliette e volantini.

Infatti nell’accordo già siglato da Confcommercio, Confesercenti Cisl e Uil, oltre alla sottrazione delle 72 ore di permesso retribuito previste per gli apprendisti, ben 26 domeniche l’anno diventano obbligatorie per contratto nazionale.

«Dal punto di vista sindacale non c’è dubbio che sarebbe più corretto lasciare alle singole aziende sul territorio la possibilità di contrattare le aperture domenicali in modo che abbiano anche un senso territoriale – spiega la segretaria provinciale della Filcams Lucia Anile – più in generale riteniamo pericoloso trasformare i centri commerciali nei principali centri di aggregazione delle nostre città. Enti e istituzioni locali dovrebbero prendersi la responsabilità di creare spazi, forme e momenti di aggregazione culturale e ricreativa a prescindere dal commercio, o quanto meno senza scaricare questa funzione interamente sulle spalle dei negozi». E la Filcams non crede neppure che i negozi aperti di domenica possano rilanciare il commercio: «Le domeniche aperte hanno costi elevati soprattutto per i piccoli, che non possono sfruttare la turnazione del personale e quindi ricorrono agli straordinari. Costi che poi si ripercuotono sui prezzi – aggiunge Losio – soprattutto perché gli scontrini di domenica mediamente sono pochi».




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