Lavoratore atipico?
Sicuramente giovane
Quanto incidono le forme di lavoro atipico nell’attuale mondo dell’occupazione? E su quali soggetti gravano maggiormente gli effetti dell’atipicità?Da un’indagine Isfol Plus realizzata nella seconda metà del 2006 su indirizzo della Direzione generale mercato del lavoro e del ministero del Lavoro con il contributo del Fondo sociale europeo emerge che l’occupazione dipendente a termine rappresenta complessivamente poco meno del 10% del totale in Italia.Questa a sua volta si divide in un 50% circa costituita da contratti a tempo determinato e da un altra metà composta da figure di apprendistato, contratti di inserimento, contratti di formazione lavoro e da lavoro intermittente. In questo quadro risultano avere poco spazio il lavoro interinale e lo stage retribuito, mentre del tutto trascurabile è la pratica del job sharing. Il rapporto fa tuttavia notare che tali forme di lavoro triplicano fra i giovani.Dall’indagine risulta poi che l’incidenza di situazioni lavorative come collaborazioni coordinate e continuative, a progetto e occasionali, sovente indicate come parte preponderante del mercato del lavoro, pesino mediamente per il 5,7% del totale, ma anche in questo caso la quota si alza, nello specifico quasi del 50%, con l’abbassarsi dell’età.Un’indagine approfondita del fenomeno, dicono ancora all’Isfol, dovrebbe poi tener conto dei cosiddetti casi di falso positivo, quelli cioè di chi svolge mansioni diverse da quelle previste dal proprio contratto, fra cui anche i finti collaboratori e i part-time. Al netto di tutti i possibili falsi positivi gli individui interessati da forme di lavoro atipiche sono quasi 3,5 milioni, ovvero il 15,3% dell’occupazione.E per il futuro? Il 28% del campione intervistato dall’Isfol ritiene che l’attuale contratto a termine sia il preludio a una trasformazione in un contratto a tempo indeterminato, mentre il 24% non crede che alla base delle attuali condizioni ci siano motivazioni particolari.
FONTE:Alice.it
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