
Si avvicina la data d'apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008 ,siamo ovviamente "fuori tema" ma ci sembra DOVEROSO porre attenzione alle
condizioni di lavoro nelle fabbriche
che producono per Pechino 2008.
-“Non c’è stato nessun reale progresso dai giochi di Atene”, dicono gli attivisti della campagna PlayFair.
-Cina: i lavoratori incollano le scarpe sportive per meno di 2 dollari al giorno e cuciono palloni per 50 centesimi di dollaro l’uno.
-Cina: i lavoratori incollano le scarpe sportive per meno di 2 dollari al giorno e cuciono palloni per 50 centesimi di dollaro l’uno.
Mentre si avvicina l’ora delle Olimpiadi di Pechino, i lavoratori che producono per le imprese sportive internazionali che spendono milioni di euro in sponsorizzazioni sono sottoposti ad orari di lavoro eccessivi e ricevono salari da fame, secondo il nuovo rapporto della Play Fair Campaign 2008 (PF08) “Vincere gli ostacoli”, che nella versione italiana ospita la prefazione di Luciano Gallino, e la post-fazione di Valeria Fedeli
Sulla base di interviste somministrate a più di trecento lavoratori del settore sportivo in Cina, India, Thailandia e Indonesia, Vincere gli ostacoli mostra che le violazioni dei diritti dei lavoratori nel settore sono ancora la norma – anche per i fornitori di adidas, sponsor dei Giochi Olimpici di Pechino e di Londra e di numerose squadre nazionali.
“Questo rapporto presenta azioni e obiettivi molto chiari per l’intero settore sportivo finalizzati a cambiare le condizioni di lavoro migliaia di lavoratori nel mondo, a partire dalla necessità di avere libertà di associazione sindacale e negoziazione, parte integrante del lavoro anche sindacale fatto in questi anni con i codici di condotta”, dichiara Valeria Fedeli, Presidente della Federazione Sindacale Europea del Tessile Abbigliamento e Cuoio, membro del ITGLWF (Sindacato Internazionale dei Lavoratori Tessili), una delle organizzazioni che ha coordinato la campagna Play Fair 2008. “Pensiamo che le imprese debbano raccogliere questa sfida e dimostrare che vogliono davvero mettere in campo politiche di responsabilità sociale che incidono sulle condizioni reali dei lavoratori impiegati nelle filiere produttive internazionali” aggiunge Deborah Lucchetti, presidente di Fair e coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti – la Clean Clothes Campaign italiana.
I ricercatori di Play Fair hanno sollevato il velo sulla Yue Yuen, il piccolo produttore di Hong Kong che fabbrica 1/6 delle scarpe mondiali e conta fra i suoi clienti più importanti marchi come adidas, Nike e New Balance.
Un lavoratore della Yue Yuen che produce per la New Balance a Dongguan, in Cina dice:” Sono stanco da morire adesso. In due dobbiamo incollare 120 paia di scarpe all’ora… Stiamo lavorando senza riposo e abbiamo sempre paura di non lavorare abbastanza in fretta per fornire le suole alla linea successiva…. Siamo stanchi e sporchi.”
Il rapporto fa luce anche sulle condizioni dei lavoratori che cuciono palloni sportivi in Tailandia, India e Cina. Alla Joyful Long sul Delta del fiume Pearl in Cina, che fornisce adidas, Nike, Umbro e Fila, lo straordinario può arrivare a 232 ore al mese mentre i salari medi sono quasi la metà del minimo legale.
Il rapporto è scaricabile su http://www.abitipuliti.org/
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