lunedì 21 aprile 2008

Off topic


Si avvicina la data d'apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008 ,siamo ovviamente "fuori tema" ma ci sembra DOVEROSO porre attenzione alle


condizioni di lavoro nelle fabbriche
che producono per Pechino 2008.


-“Non c’è stato nessun reale progresso dai giochi di Atene”, dicono gli attivisti della campagna PlayFair.
-Cina: i lavoratori incollano le scarpe sportive per meno di 2 dollari al giorno e cuciono palloni per 50 centesimi di dollaro l’uno.


Mentre si avvicina l’ora delle Olimpiadi di Pechino, i lavoratori che producono per le imprese sportive internazionali che spendono milioni di euro in sponsorizzazioni sono sottoposti ad orari di lavoro eccessivi e ricevono salari da fame, secondo il nuovo rapporto della Play Fair Campaign 2008 (PF08) “Vincere gli ostacoli”, che nella versione italiana ospita la prefazione di Luciano Gallino, e la post-fazione di Valeria Fedeli

Sulla base di interviste somministrate a più di trecento lavoratori del settore sportivo in Cina, India, Thailandia e Indonesia, Vincere gli ostacoli mostra che le violazioni dei diritti dei lavoratori nel settore sono ancora la norma – anche per i fornitori di adidas, sponsor dei Giochi Olimpici di Pechino e di Londra e di numerose squadre nazionali.

“Questo rapporto presenta azioni e obiettivi molto chiari per l’intero settore sportivo finalizzati a cambiare le condizioni di lavoro migliaia di lavoratori nel mondo, a partire dalla necessità di avere libertà di associazione sindacale e negoziazione, parte integrante del lavoro anche sindacale fatto in questi anni con i codici di condotta”, dichiara Valeria Fedeli, Presidente della Federazione Sindacale Europea del Tessile Abbigliamento e Cuoio, membro del ITGLWF (Sindacato Internazionale dei Lavoratori Tessili), una delle organizzazioni che ha coordinato la campagna Play Fair 2008. “Pensiamo che le imprese debbano raccogliere questa sfida e dimostrare che vogliono davvero mettere in campo politiche di responsabilità sociale che incidono sulle condizioni reali dei lavoratori impiegati nelle filiere produttive internazionali” aggiunge Deborah Lucchetti, presidente di Fair e coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti – la Clean Clothes Campaign italiana.

I ricercatori di Play Fair hanno sollevato il velo sulla Yue Yuen, il piccolo produttore di Hong Kong che fabbrica 1/6 delle scarpe mondiali e conta fra i suoi clienti più importanti marchi come adidas, Nike e New Balance.
Un lavoratore della Yue Yuen che produce per la New Balance a Dongguan, in Cina dice:” Sono stanco da morire adesso. In due dobbiamo incollare 120 paia di scarpe all’ora… Stiamo lavorando senza riposo e abbiamo sempre paura di non lavorare abbastanza in fretta per fornire le suole alla linea successiva…. Siamo stanchi e sporchi.”
Il rapporto fa luce anche sulle condizioni dei lavoratori che cuciono palloni sportivi in Tailandia, India e Cina. Alla Joyful Long sul Delta del fiume Pearl in Cina, che fornisce adidas, Nike, Umbro e Fila, lo straordinario può arrivare a 232 ore al mese mentre i salari medi sono quasi la metà del minimo legale.


Il rapporto è scaricabile su http://www.abitipuliti.org/

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