
Vi lascio alla lettura dell'intervista alla cassiera del supermercato esselunga di Viale Papiniano a Milano...ma prima una precisazione...doverosa...come abbiamo scritto il giorno della nostra prima pubblicazione....Questo blog nasce come strumento semplice ma molto efficace per una rapida diffusione delle informazioni fra noi lavoratori.Vista la "frammentazione" del mercato del lavoro si e' reso necessario un "dialogo" tra tutti i dipendenti della GDO per la condivisione di problematiche comuni e per la diffusione delle informazioni tra realtà differenti...con questo post di oggi spero di chiudere definitivamente la questione "Viale Papiniano",poco ci importa se sia successo all'esselunga piuttosto che in un'altra catena di supermercati...siamo tutti nella stessa barca.DAREMO VOCE e presteremo attenzione a TUTTI coloro che lavorano nelle "fabbriche del nuovo millennio"...
I CENTRI COMMERCIALI
un "mondo complicato" per le migliaia di persone che ci lavorano.
"Mi ha sbattuta contro gli armadi
e messo la testa dentro il water"
La donna: "Pensavo di morire, alla fine sono svenuta". Sulla faccia e sul corpo restano i lividi, prova dell´aggressione subita
di Zita Dazi
«Lo sapevo che me l´avrebbero fatta pagare». Stringe il referto del Policlinico che parla di contusioni, distorsioni, ecchimosi, tumefazioni, trauma cranico. La cassiera dell´Esselunga di viale Papiniano aggredita da uno sconosciuto nello spogliatoio del supermercato, si muove a fatica col collare ortopedico, ma cerca di non piangere. Dice solo: «Adesso ho ancora più paura».«Mi urlava "piscia, piscia, piscia!". E mi spingeva la testa dentro al water facendo scorrere l´acqua». L´avevamo chiamata Giovanna, la settimana scorsa, quando aveva denunciato di essersi dovuta fare la pipì addosso, mentre serviva i clienti, perché le era stato negato il permesso per andare alla toilette. Ieri, la stessa cassiera dell´Esselunga di viale Papiniano, era piena di lividi in faccia e sul corpo, immobilizzata dal collare ortopedico, nel morale ancora più avvilita e spaventata per il futuro.
La donna: "Pensavo di morire, alla fine sono svenuta". Sulla faccia e sul corpo restano i lividi, prova dell´aggressione subita
di Zita Dazi
«Lo sapevo che me l´avrebbero fatta pagare». Stringe il referto del Policlinico che parla di contusioni, distorsioni, ecchimosi, tumefazioni, trauma cranico. La cassiera dell´Esselunga di viale Papiniano aggredita da uno sconosciuto nello spogliatoio del supermercato, si muove a fatica col collare ortopedico, ma cerca di non piangere. Dice solo: «Adesso ho ancora più paura».«Mi urlava "piscia, piscia, piscia!". E mi spingeva la testa dentro al water facendo scorrere l´acqua». L´avevamo chiamata Giovanna, la settimana scorsa, quando aveva denunciato di essersi dovuta fare la pipì addosso, mentre serviva i clienti, perché le era stato negato il permesso per andare alla toilette. Ieri, la stessa cassiera dell´Esselunga di viale Papiniano, era piena di lividi in faccia e sul corpo, immobilizzata dal collare ortopedico, nel morale ancora più avvilita e spaventata per il futuro.
Che cosa è successo?«Giovedì, alle 16.30, ero appena andata in "pausa". Sono scesa nel nostro locale spogliatoio, mi sono seduta sulla panchetta e stavo frugando nella borsa per trovare qualcosa. Ho sentito una mano che mi afferrava da dietro e mi tirava su per i capelli».
E non ha urlato? «Avrei voluto. Ma mi è stato messo qualcosa sugli occhi e un tampone, un pezzo di stoffa in bocca. Non riuscivo più a parlare e a vedere niente. Ho solo capito che si trattata di un uomo, una persona molto forte, più alta di me».
Non c´era nessuno nel locale? «Mentre scendevo le scale - dato che lo spogliatoio e i bagni dei dipendenti sono sotto al supermercato - ho visto l´uomo dell´anti saccheggio, penso che anche lui mi abbia vista. Ma giù non c´era nessun altro».
Che cosa ha pensato? «Ho pensato che stava per ammazzarmi. Mi ha trascinato con la forza dentro all´antibagno. Poi ha buttato per terra il bidone dei rifiuti che di solito tiene aperta la porta del locale. E ha cominciato a picchiarmi».
Precisamente che cosa le ha fatto? «Mi sbatteva la testa sugli armadietti con violenza. Mi ha preso a calci, a spintoni, a pugni».
Precisamente che cosa le ha fatto? «Mi sbatteva la testa sugli armadietti con violenza. Mi ha preso a calci, a spintoni, a pugni».
Stava zitto o parlava? «Mi ha detto poche cose in italiano, aveva un accento meridionale. Mi diceva, "hai parlato troppo" e picchiava. Giù un colpo e diceva: "Questo è da parte di..". Un altro colpo e "Questo è da parte di.."».
A chi si riferiva? «Ha fatto dei nomi, che ho denunciato alla polizia. Ma credo che fosse per confondere le acque».
Non è riuscita a difendersi in nessun modo? «Ho cercato di graffiarlo. Ho anche pensato che se mi ammazzava almeno mi sarebbero rimaste tracce del suo Dna sotto le unghie. E gli ho morso un dito, ma ho sentito che aveva guanti di plastica».
Quanto è durato il tutto? «Non saprei dire. Diversi minuti. Quando mi ha costretto a mettere la testa nel water ho perso conoscenza, non ricordo più nulla. Pensavo ai miei due bambini e avevo il terrore di lasciarli per sempre».
Come si è salvata? «Sono rimasta sul pavimento davanti al water. Una collega mi ha trovato così, svenuta. Ho aperto gli occhi e ho visto il direttore della filiale che mi carezzava e mi chiedeva "Perché mi fai questo?"».
Che cosa voleva dire? «Non so, forse ha pensato che mi fossi fatta male da sola. Forse immaginava il macello che sarebbe venuto da questo ulteriore sviluppo del mio caso. Lo vedevo preoccupato. Mi hanno detto che siccome non mi riprendevo, in attesa dell´ambulanza, il direttore mi ha fatto la respirazione bocca a bocca. Ma io non ricordo quasi niente. Solo il male terribile».
Che idea si è fatta? Chi potrebbe esser stato? «Veramente non so. Io non ho mai avuto nemici, non ho problemi familiari. Mai avevo avuto minacce».
Difficile non legare quest´aggressione a quel che le era successo nelle settimane precedenti. «In effetti, quel "piscia, piscia" sembra indicare il motivo dell´aggressione. Ma come si fa a dirlo con sicurezza? E come si fa a capire chi abbia deciso di punirmi per la mia denuncia?».
Come si sente? «Come potrei non averne? Ho terrore per me e per i miei figli, adesso. Ho paura delle conseguenze che potrei avere sul piano lavorativo. Quest´impiego per me è fondamentale, senza il mio stipendio la mia famiglia crolla».
L´azienda le è stata vicina? «Il direttore mi ha accompagnata in ospedale. Poi si sono informati sulle mie condizioni. Certo, per loro, questa è una grana in più. Non sono situazioni che all´azienda piacciono».
Chiederà il trasferimento? Cercherà un altro lavoro? «No, assolutamente. Resterò al mio posto e lotterò per la verità e per i miei diritti».
(01 marzo 2008)
(01 marzo 2008)
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